I DISTURBI PSICOSOMATICI GENERALI DA STRESS
Tratto dal libro: PSICOSOMATICA PNEI - Il Nuovo Paradigma delle Neuroscienze - di Nitamo Federico Montecucco
Seyle, Laborit e gli studi più recenti sullo stress (Fink, 2009) hanno confermato che la maggior parte degli effetti nocivi dello stress è dovuta alla secrezione prolungata dei glucocorticoidi.
Sebbene gli effetti a breve termine dei glucocorticoidi siano essenziali, quelli a lungo termine sono altamente dannosi.
Tra i maggiori effetti patologici dell’eccesso di glucocorticoidi abbiamo: ipertensione, danneggiamento del tessuto muscolare, diabete da steroidi, infertilità, inibizione della crescita, inibizione delle risposte infiammatorie e depressione del sistema immunitario.
Studi sperimentali dimostrano che la guarigione da ferite indotte da biopsia necessita di un tempo significativamente più lungo in soggetti sottoposti a stress cronico.
Sembra inoltre che lo stress attivo e, ancora di più l’inibizione dell’azione a lungo termine, possano produrre danno cerebrale; è provato infatti che l’esposizione a lungo termine ai glucocorticoidi danneggia e riduce i neuroni localizzati nell’ippocampo.
Tra i maggiori danni evidenziati:
Immunità: una quantità importante di studi, dal 1970 ad oggi, ha dimostrato l'effetto immunosoppressivo del cortisolo. La sovrapproduzione di cortisolo, infatti, inibisce la risposta Th1 che ci protegge da virus e dalla trasformazione neoplastica. E' importante sottolineare che uno stress acuto ha un effetto stimolante sull'attività immunitaria; quantità "fisiologiche" di cortisone incrementano infatti la produzione anticorpale e la proliferazione di linfociti T, ed anche le catecolamine, nel breve periodo, stimolano soprattutto le cellule natural killer ed i linfociti B. Nel corso di stress cronico, invece, sia il cortisolo sia le catecolamine dislocano il sistema su una posizione Th2. Il cortisolo, infatti, altera il profilo delle citochine sopprimendo l'IL-12 e favorendo l'IL-4 e l'IL-10 e le catecolamine hanno lo stesso effetto poiché i recettori beta- adrenergici che recepiscono il segnale non sono espressi sui linfociti precursori Th1 ma solo sui Th2. Sotto stress si assiste ad una ridistribuzione dei leucociti: nello stress acuto le cellule immunitarie vengono indirizzate nei linfonodi e nelle superfici cutanee e mucosali (respiratorie, intestinali, genito-urinarie). Nello stress cronico, invece, i linfociti vengono sequestrati negli organi linfoidi centrali, milza in particolare.
Infiammazione: essa è parte integrante della reazione di stress (Paul H. Black). Sotto stress vengono infatti prodotte citochine infiammatorie, ad esempio l'IL-6 viene rilasciata dall'endotelio dei vasi e dal grasso sottocutaneo e viscerale come conseguenza dell'attivazione del simpatico e della produzione di cortisolo. Altro esempio: Stress importante --> aumento di noradrenalina e CRH che attivano i centri ipotalamici di regolazione della temperatura --> febbre.
Ormoni sessuali: un eccesso di CRH inibisce il Gn-RH e quindi l'asse gonadico, con alterazioni nella produzione di testosterone ed estradiolo. Ciò comporta amenorrea nelle donne, riduzione della libido in entrambi i sessi ed impotenza e riduzione del numero di spermatozoi nei maschi. Può però anche determinare patologie autoimmuni.
Oppioidi: sotto stress, per azione di CRH e AVP, vengono liberati oppioidi con funzioni analgesiche (analgesia endorfinica). Contemporaneamente gli oppioidi attivano il sistema dello stress sia dal lato dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene sia dal lato del nervoso simpatico. Gli oppioidi hanno quindi un effetto inibitorio sui Th1. Lo stress cronico diminuisce le difese immunitarie, di conseguenza regolando il "tono oppioide" complessivo è possibile modulare la bilancia Th1/Th2.
Disturbi psicologici e psichiatrici: un'eccitazione cronica dell'asse dello stress determina un aumento del CRH che avendo un effetto ansiogeno è collegato a depressione, anoressia nervosa, disturbo di panico, disturbo ossessivo-compulsivo.
Danni neurologici: la sovrapproduzione di cortisolo, legata allo stress, danneggia il cervello, in particolare l'ippocampo, causando deterioramento della memoria e della performance cognitiva in generale. Al contrario una scarsa attività dell'asse dello stress è collegata al disturbo affettivo stagionale ed alla sindrome da fatica cronica.
Ipercolesterolemia: l'eccesso di noradrenalina riduce il numero dei recettori epatici deputati alla cattura ed al trasporto nel tessuto epatico del colesterolo LDL, e quindi determina un aumento della colesterolemia nel sangue. Inoltre gli ormoni dello stress (adrenalina, noradrenalina e cortisolo) aumentano la lipolisi. Lo stress quindi determina da un lato un aumento della quantità di grassi circolanti e dall'altro diminuisce la capacità del fegato di metabolizzarli.
Obesità: ciò è dovuto ad una pluralità di meccanismi: l'iperattivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene che il cortisolo non è in grado di spegnere, anche per l'eccessiva stimolazione che riduce l'attività dei recettori per il cortisolo. Prima dell'esaurimento dell'attività recettoriale l'eccesso di cortisolo stimola il rilascio di dopamina dal nucleo acumbens; questo circuito del piacere rinforza positivamente la reazione di stress. Il circuito dopaminergico è anche fortemente stimolato dall'assunzione di cibo, in particolare carboidrati e grassi. S'innesca così un circolo vizioso per cui la persona stressata ricerca cibo ricco di zuccheri e grassi come conforto, determinando l'iperattivazione del sistema dello stress e di quello del piacere.
Vanno inoltre segnalate le importanti connessioni del sistema dello stress con altri assi neuroendocrini:
Asse della crescita: in corso di stress acuto il cortisolo ha un'azione attivante sui geni delle cellule ipofisarie che producono GH, l’ormone della crescita. Se però le stress è cronico l'aumento del CRH determina un aumento della somatostatina e quindi il blocco della produzione di GH. Inoltre il cortisolo contrasta l'azione sui tessuti bersaglio dell'ormone della crescita e dei suoi principali metaboliti come l'IGF-1.
Asse tiroideo: il CRH determina l'aumento della somatostatina che inibisce la produzione di TSH, inoltre gli alti livelli di cortisolo ematico determinano il blocco della conversione del T4 in T3, ovvero impediscono un'adeguata produzione dell'ormone tiroideo attivo. Anche l'IL-6 interferisce negativamente sul TSH. Quindi i disturbi tiroidei, specie l'ipotiroidismo, possono essere il risultato di un'azione stressante.
Asse sessuale-riproduttivo: sia il CRH, sia le beta-endorfine, sia il cortisolo inibiscono la produzione di Gn-RH che regola l'asse sessuale. Inoltre il cortisolo, con la sua azione sull'ipofisi, determina il blocco di FSH e LH.
Effetti epigenetici dello stress materno sul neonato: lo stress e la depressione materna nei primi mesi di vita determinano nei bimbi un aumento del cortisolo ed un aumentata risposta del cortisolo agli stimoli stressanti che permane anche negli anni successivi.